Intervista a Gaia Spera Lipari: abbiamo bisogno di guardarci con occhi diversi.







“FattiMail è un metodo per esercitare la solidarietà nella nostra vita” mi dice Gaia, la promotrice di questa esperienza, se non unica, di fatto, originale. Fisicamente la rete di solidarietà è diventata un blog- fattimail.blogspot.it- e un appuntamento  mensile, la Newsletter. In apertura alla Newsletter c’è sempre un editoriale, una riflessione sul tema della solidarietà scritto da Gaia, e serve anche ad introdurre, a preparare lo spirito giusto per leggere la seconda parte, quella degli annunci di richiesta di aiuto, richieste che vanno dalla ricerca di un lavoro, di una casa, di un riparo per se stessi o per una persona vicina, straniera e non. La terza parte è uno spazio per gli eventi solidali e culturali, perché “la cultura è la culla della solidarietà” dice Gaia. La quarta parte è una sorta di “Cittadinanza solidale” cioè ospita le buone pratiche che aiutano ad un vivere civile nel proprio quartiere.

FattiMail resta una rete aconfessionale e apartitica, nonostante abbia ricevuto numerose richieste per renderla “più spirituale” o più questo o più quello, ma la rete rimane così com’è. Negli anni ha visto aiutarsi persone che se avessero saputo “a che cosa appartenevano” non si sarebbero aiutate. La solidarietà parla per sé, non ha bisogno di firme né di nomi.

FattiMail è nata da una realtà tua personale, grazie ai tuoi molti rapporti, da un’esperienza contaminata dalla famiglia, da una tua compulsione…?

Un po’ tutte queste cose sono vere. Io credo che le cose che noi facciamo, le scegliamo perché ci rivelano a noi stesse. Anche le cose più piccole ci chiamano, come una vocazione e alla fine fanno parte di un cammino di scoperta personale.
Io vengo da una famiglia molto aperta, socievole, aperta al sociale e accogliente. Mia madre era una scout, mio padre di Azione Cattolica, da loro mi sono arrivati degli stimoli, delle esperienze che hanno risuonato in me positivamente, era uno stile di vita che a me piaceva.

FattiMail è arrivato un po’ per caso ma sicuramente per scelta. Gli altri hanno in visto in me, quello che io ancora non avevo messo a fuoco e hanno iniziato a chiedermi aiuto per risolvere dei problemi. “Gaia tu che conosci un sacco di gente…” le richieste partivano sempre dallo stesso preambolo, erano le più disparate e strane, dalla ricerca di una badante a quella di trovare un ricovero e cura per un cavallo malato. Più le richieste erano complesse più la risposta di generosità si attivava e si allargava. E queste risposte mi commuovevano, mi sono sentita sempre molto toccata, ed è stato proprio il constatare quanta bontà e disponibilità c’è attorno  che mi ha fatto fare un passo ulteriore. Ad un certo punto mi sono detta: “Ma quanta generosità c’è attorno a noi! Perché non la strutturiamo?”  Così ho scritto una lettera aperta a tutte le persone informandole che da quel momento avrei preso un appuntamento con loro e ogni due settimane avrei inviato una Newsletter, che oggi è diventata invece mensile perchè più ricca e impegnativa.

FattiMail è diventata nel tempo anche una risposta provocatoria a come oggi è strutturata l’informazione dei Social, io dico che è “l’anti Facebook” proprio nello spirito, perché FB ha tolto alle parole la loro significanza, “l’amicizia” qui è privata di quello che è un aspetto pregnante dell’amicizia: il tempo. Nello scorrere veloce delle notizie, togliendo il tempo, ne togli anche la profondità. In FattiMail al centro della notizia c’è la persona che racconta la sua storia, che “si compromette”, viene allo scoperto raccontandosi. Oggi vogliono farci credere che il nostro “prossimo” è pessimo, e questo è un modo per manipolarci. Se io non ho fiducia nel prossimo, non gli chiederò quello di cui ho bisogno ma andrò a comprarmelo, si tratti di un oggetto o di un servizio. Tutto diventa pagabile e scompaiono altri modi di interagire; il ragazzino che paga la lezione privata invece di farsi aiutare dal professore in pensione che vive al piano di sotto e sarebbe ben felice di farlo gratuitamente perché è solo. Il “fare rete” innesca questo, non l’eccezionale di ognuno, ma quell’aiutarsi a vicenda, quell’attingere al serbatoio di fiducia che ogni persona ha dentro di sé. Un serbatoio che, ho visto con i miei occhi, è immenso. Abbiamo bisogno di guardarci con occhi diversi, di riscoprirci. Oggi si danno risposte che fanno appello alla paura, che dicono “diverso è uguale a pericolo”, ma questo è un autogol, perché siamo già tutti diversi, siamo già tutti pezzi unici, allora anch’io sarò percepita da qualcuno come diversa!

L’obiettivo di FattiMail non è di allargare la sua rete numericamente, così come fanno oggi i Social, che creano l’illusione che ho tanti amici, tante relazioni perché ho trecento amicizie, ma il nostro obiettivo è di avere una rete di qualità, fatta di persone che sono disposte a mettere, il loro tempo, ad essere solidali, perché ognuno di noi ad un certo punto può trovarsi dall’altra parte, quella del bisogno. Quindi per entrare nella rete devi essere accreditato, dobbiamo sapere che possiamo fidarci di te.

FattiMail è diventata anche internazionale perché da una lettera-mail di un padre in Burkina Faso con una richiesta di aiuto, è seguito un incontro per conoscersi e poi un altro e un altro ancora. Conosciuta questa persona eccezionale è nata prima una Onlus Song-Taaba e poi un progetto “Il diritto di studiare”. Oggi finanziamo cinque progetti, di cui siamo molto orgogliosi e lo stesso in Congo, il paese con la più alta mortalità natale di madre e figlio, difendiamo il diritto, qui negato, alla salute, e aiutiamo una dottoressa, piccola e tostissima, Chiara Castellani, che vive lì da venti anni. Con lei e per lei abbiamo fondato "Insieme a Chiara Castellani".

Ma non è finita qui! E’ germinato da FattiMail, da un scritto redazionale scritto di getto la notte del 3 ottobre del 2013 quando morirono in mare 368 migranti, un’altra avventura, un testo intitolato Distanze: “Scrissi presa dall’emozione un lungo editoriale per la Newsletter. Questo testo venne letto da un’attrice che mi esortò a farne un testo teatrale, a portarlo sul palco, a quel punto mi dedicai a fare ricerche sul mondo dei migranti, per due anni. Il testo teatrale venne alla luce e una casa editrice-A.P.N Editore- volle farne un libro. Da questo libro sono stati tratti anche dei piccoli testi musicati portati nelle scuole. Mi sono poi dedicata ad un altro testo che è una narrazione, una sorta di Eneide, dove si raccontano i pensieri di cinque donne: una madre che deve separarsi dai suoi figli, una sorella, la capitana di bordo che parla dell’occidente e una voce misteriosa che è quella della coscienza. In questo racconto inserisco delle cose che mi stanno molto a cuore: si tratta dei dati sull’immigrazione. Ho ottenuto queste informazioni dal dossier statistico annuale sull’immigrazione stilato dall’IDOS. Quello che emerge è un ritratto dell’integrazione a dir poco positivo. E proprio questa verità nascosta, taciuta ad arte, mi fa arrabbiare. Ho deciso di reagire al martellamento che subiamo, che ci fa credere di essere vittime di un imminente catastrofe a causa dell’immigrazione, scrivendo questo testo e raccontando le verità che non sappiamo. Il racconto è diventato un reading di 50 minuti con intermezzi musicali che porto nelle scuole e ovunque mi chiamino. Attualmente è la cosa che più mi appassiona e mi sta a cuore. Mi sento addolorata nel vedere il nostro mondo, quello occidentale, tenuto sotto scacco da una realtà che non è vera!”

Per un approfondimento di quanto detto, vi invito a visitare il blog di FattiMail , di guardare su youtube i video e le interviste a Chiara Castellani, la dottoressa che lavora in Congo, la puntata registrata di “Siamo Noi”, di tv2000, sul tema della solidarietà con Gaia, Furio Colombo e Stefano Rodotà, del 2014 (il link lo trovate sul blog). E auguri alla solidarietà, che possa tornare a riscaldare le nostre vite, che trovi la via per giungere a più cuori.
Fiorella Connie Carollo

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