Shiva Vandana "Pratico quello in cui credo ed è dare"

Shiva Vandana & me Ubud 2014


 “Non mi sono mai preoccupata di costruire la mia reputazione, ho solo fatto quello che c’era bisogno di fare. Ho vissuto secondo la mia coscienza. Ho vissuto una vita d’integrità mettendo in pratica quello in cui credo: dare. Certamente tutto questo è sembrato minaccioso a un sistema che non crede nell’integrità e compra ogni cosa. Un sistema che se ha bisogno di un giornalista se lo compra, se ha bisogno di uno scienziato, ne compra uno, così se ha bisogno di un politico. Quando compri tutto quello che vuoi, non sai come comportarti con qualcuno che non vende e non compra, ma dà”. 

E’ la risposta di Vandana alla mia domanda come ha fatto a diventare una tra le dieci persone più influenti in Asia quando tutto quello che aveva quando ha iniziato, era un’educazione scientifica di alto livello e una famiglia che la sosteneva, ma aveva lo svantaggio di essere una donna ed essere indiana. Come ha fatto a non venir schiacciata da quello che lei chiama “sistema” riferendosi alle grandi corporation del cibo che vogliono sostituirsi ai contadini e diventare gli unici produttori di cibo al mondo. Corporation che lei attacca sistematicamente da più di vent’anni, il che vuol dire che li attacca nei suoi discorsi, migliaia, perché Vandana è un’infaticabile conferenziera che gira i continenti, nei suoi libri, diciassette a oggi, perché è anche una prolifica scrittrice. Dice nomi e cognomi e le sue battaglie di due decenni contro la Monsanto finalmente sono state premiate il 25 maggio 2014, quando un milione di persone ha marciato contro il colosso delle sementi transgeniche in cinquanta paesi del mondo. 

Oggi 22 agosto 2014 a Ubud, Vandana è avvolta in un sari verde brillante perché parlerà di semi e natura, forse l’ha scelto anche in onore delle colline scintillanti al sole che si stagliano con un grande effetto scenografico attorno al Neka Museum. Come sempre dallo chignon sulla nuca spuntano giocosi dei pendenti, il sari e il tilaka-il neo tra le sopracciglia- sono gli emblemi della sua indianità che sempre esibisce ovunque l’attività di ambientalista, la porti. Questa mamma del mondo ricorda Gandhi, come lui è tutta dedita a una missione impossibile: salvare la natura, e quindi la vita di noi tutti, dalle mire insane e incontrollate di chi si è perso in un sogno industriale-tecnologico di possedere il mondo. 

Una super-mamma agguerrita con molte armi a disposizione: un’istruzione di alta qualità, una formazione di filosofa e scienziata, una fede incrollabile che la spinge ovunque nel mondo sia chiamata e una strategia vincente perché Vandana, figlia di una fervente gandhiana, ha adottato  il modello d’azione messo a punto da Gandhi che ha dimostrato come Davide, i poveri dell’India, possa vincere Golia, l’impero britannico. Ed è quello che lei si ripromette di fare, con distacco e umiltà, perché basta guardarla e ascoltarla per capire che non cammina con il peso del mondo sulle sue spalle. Il nuovo Davide è il movimento ecologico-antiglobalizzazione internazionale, quello che lei va formando con la sua instancabile attività di conferenziera da venticinque anni a questa parte, e il nuovo Golia sono le cinque multinazionali del cibo: Danone, Monsanto, Syngenta, Novartis, Dupont. Gandhi ha impiegato trent’anni a vincere l’impero inglese e a liberare l’India dalla dominazione britannica, quanti ne impiegherà Vandana a vincere l’impero delle multinazionali del cibo?   


Seed freedom campaign a Giava nel 2014


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