Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta barbara schiavulli
Immagine
  Afghanistan, il tam tam solidale che si è diffuso per iniziative di sostegno alle donne afghane di Fiorella Carollo La società civile delle donne si è messa subito in moto: chi attingendo alle proprie conoscenze, chi al proprio conto bancario, chi sollecitando, mobilitando, coordinando, chi aprendo campagne di raccolta fondi in Rete 04 SETTEMBRE 2021  4 MINUTI DI LETTURA ROMA  - La società civile delle donne, il lunedì dopo Ferragosto ha reagito senza indugio alla notizia della presa di Kabul per mano dei talebani, da quel momento liberi di imporre il loro ordine sul paese. In Italia, ma non solo, in gran parte del mondo occidentalizzato, le donne hanno reagito animate dalla preoccupazione per la sorte delle donne e dei bambini afgani, dallo sdegno per il ritiro precipitoso delle truppe internazionali, un’azione politica che ha messo in pericolo la vita di queste donne e bambini, dalla preoccupazione per il ritorno di un imposto ordine sociale che si rifà a principi di intolleranza n

Barbara Schiavulli corrispondente di guerra:dalla parte delle vittime

Immagine
“Essere parte del mondo è un privilegio” dice Barbara in un suo podcast intitolato Sogni e giornalismo per Radio Bullets “Essere parte del mondo significa conoscerlo, gioirne, aiutarlo e dire no alla violenza, alla paura, alla mediocrità e invece dire sì all’esserci, al contribuire, al non dimenticare e al pretendere. Essere parte del mondo significa condividerne le sue meraviglie ma anche arrabbiarsi, non accettare, darsi da fare, ognuno come può e come sa“. Barbara l’ha fatto con il suo lavoro per vent’anni, raccontando le storie di chi vive in contesti di guerra, per restituire un po’ di dignità alle vittime sconosciute dei giochi dei grandi: “E’ stato nei posti peggiori che sono stata travolta dalla dignità delle persone, dal loro coraggio e dalla loro forza”. L’ha fatto da freelance , senza mai riuscire ad essere assunta, nonostante abbia lavorato in modo continuativo per anni per L’Espresso, L’Avvenire, il Messaggero e tanti altri: “Nel 2005, in Iraq ero l’unica giornal